Esiste l'Inferno? Un'Indagine sulla Realtà dietro al Mito
Che cos'è l'inferno? Esiste davvero? È un luogo dove vengono punite le anime? Dobbiamo essere buoni per evitarlo?
L'inferno
è un concetto "ubiquitario", presente in molte tradizioni. Come tanti
altri concetti della tradizione spirituale millenaria dei popoli antichi è
spesso oggetto di scarsa comprensione e di scherno da parte dei cosiddetti
“realisti”, i quali credono solo a ciò che possono percepire attraverso i loro
sensi.
Come
possiamo conoscere l'esistenza dell'inferno, evitando speculazioni filosofiche
e senza perdersi nei labirinti della mente che non portano da nessuna parte,
contribuendo solo ad alimentare confusione e dubbi?
Lo
gnosticismo contemporaneo ci insegna che la semplice auto-osservazione del
proprio “paese psicologico” toglierebbe ogni dubbio sull'esistenza o meno
dell'inferno, così come del paradiso.
L'inferno
veniva chiamato in vari modi nelle diverse tradizioni: gli antichi greci e
romani lo chiamavano Ade o Averno, gli antichi egizi lo chiamavano Amenti, i
norreni Hel, i cinesi Diyu, gli induisti e i buddhisti Naraka, ecc.
Tutte
queste tradizioni concordano nel considerare l'inferno come un luogo situato al
di sotto, sotterraneo e inferiore, come indicato dall'etimologia della parola
inferno (Infernus = situato al di sotto). È un luogo oscuro in cui non si vede
e non si percepisce nulla, come evidenziato nel termine Ade (A = privativo e ἰδ
= vedere), dove le anime sono prigioniere (Diyu = prigione terrestre) e
soffrono terribilmente (Tartaro = dal greco ταράσσω = sconvolgo, turbo, ecc.).
Se,
praticamente, tutte le culture si sono espresse sull'esistenza dell'inferno, ci
sarà un motivo.
Ma
cerchiamo di superare l'allegoria, la metafora e il mito per comprendere a
fondo cos'è l'inferno e se effettivamente esista, utilizzando il metodo
scientifico dell'osservazione oggettiva della realtà insegnatoci dallo
gnosticismo contemporaneo.
Le
religioni ci hanno descritto l'inferno come un luogo terribile, oscuro,
spaventoso e pericoloso, un luogo di punizione da evitare ad ogni costo, in cui
le anime soffrono torture indicibili inflitte da vari demoni. Vengono così immaginate
condizioni estreme, in cui questi dannati, immersi nel fuoco o congelati tra i
ghiacci, sono sottoposti a prove dolorosissime.
Di
conseguenza, il credente zelante si impegna con la speranza di non trovarsi,
dopo la morte, in quel luogo di perdizione.
Auto-osservandoci, ci rendiamo conto che l'inferno non è solo un concetto
astratto, ma una realtà presente sia dentro di noi che attorno a noi.
È
una condizione di sofferenza interiore scaturita da una molteplicità di
emozioni, pensieri, volontà, concetti, schemi e abitudini comportamentali
errati, causando danni significativi a noi stessi e alla comunità.
Questi
aspetti psicologici inferiori, oscuri e inconsci che ci limitano e ci fanno
soffrire, trovano origine nell'ego, una falsa coscienza di noi stessi.
Quest'illusione ci fa percepire come atomi separati dal tutto, vivendo in una
costante paura di non riuscire a sopravvivere. Ci spinge in una lotta continua
per la sopravvivenza, mettendoci in competizione tra di noi e mantenendoci
costantemente sulla difensiva.
Questa
percezione distorta di sé e del mondo è stata simbolicamente rappresentata
nelle tradizioni spirituali con l’immagine dell'inferno. I vari demoni che
infliggono sofferenze sovrumane alle anime sono, in realtà, i nostri ego, a cui
spesso non vogliamo rinunciare e che difendiamo con fermezza, senza metterli in
discussione e aggrappandoci ad essi con tenacia.
Quindi, potremmo affermare che siamo già nell'inferno a causa delle nostre
percezioni distorte e degli ego che ci limitano, mantenendoci nell'ignoranza.
Il vero dilemma non è tanto evitarlo, ma piuttosto come uscirne e liberarsi da
quei modelli mentali, abitudini e percezioni che ci tengono imprigionati in uno
stato di sofferenza.
La
ricerca della crescita personale, consapevolezza e trasformazione diventa
quindi fondamentale per liberarci da questa condizione. Un insegnamento che
risuona già nei detti di Platone, pronunciati circa duemilacinquecento anni fa
con il suo mito della caverna.
Cosa
succede dopo la morte fisica se il mio stato infernale interiore non è stato
precedentemente dissolto con un lavoro interiore?
Anche
qui, non è necessario speculare o filosofeggiare; basta osservare cosa succede
tutte le notti durante i sogni.
Ricordiamo i sogni al momento del risveglio? Come sono i nostri sogni? Siamo
coscienti durante i sogni? Facciamo cose senza senso? Abbiamo incubi? Sono confusi,
oscuri, oppure luminosi, pieni di significato e di conoscenze nascoste?
Incontriamo Maestri che ci istruiscono? Abbiamo esperienze straordinarie che ci
riempiono di gioia e danno un senso maggiore alla nostra vita?
Cosa
c'entrano i sogni con l'aldilà? Molte tradizioni spirituali, come il buddhismo
tibetano, insegnano che il processo di addormentamento è simile al processo
della morte e che la dimensione dei sogni è analoga a quella delle anime
disincarnate.
Pertanto,
l'incoscienza che sperimentiamo durante lo stato di veglia e durante i nostri
sogni a causa dell'io continuerà ad esistere anche dopo la morte. Se
risvegliamo la nostra coscienza ora, essa sarà sveglia anche nei sogni e nell'aldilà.
Il paradiso e l’inferno sono stati interiori che dipendono solo ed
esclusivamente da quanto è sveglia o meno la nostra coscienza, e non hanno
niente a che vedere con i concetti religiosi moralistici che sono solo frutto
di una cattiva interpretazione della realtà.
Visto
l'inferno da questa prospettiva, spetta a ciascuno di noi decidere se
continuare a tenere la testa sotto la sabbia o intraprendere un'azione ora per
ritrovare la luce.
Per informazioni sui corsi: gnosigenova@gmail.com
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